Gioco pericoloso
Regolarmente tornavi a casa, col tuo fardello di lavoro in mente, ti avvicinavi a chiunque incontravi e, col solo tuo sguardo protettivo e pungente, avvertivi ognuno della tua presenza. Erano i giorni delle passeggiate nei viali del parco: le foglie più gelate che secche scricchiolavano frizzanti, si sentiva la tua vitalità nel colore della natura. Ognuno era pronto per accoglierti fino ai più profondi sentimenti dell'anima. Chi ti attendeva davanti al tepore del camino ove era stato acceso per l'occasione il ceppo più stagionato, chi indossava l'abito nuovo preparato da giorni per l'attesa occasione, chi pensava alle brevi giornate sugli sci di fianco a te, chi ancora anticipava le lunghe sere di raccoglimento, davanti al miglior brodo di Natale.
Fu in questa attesa che conoscemmo i tuoi amari progetti, da tempo tramati.
Una sera per meravigliare i nostri occhi del tuo grigio più profondo, preso dalla tua gelida ingordigia, dalla tua mania di grandezza, dal tuo folle gioco di meravigliare tutti con la tua freddezza, la lucentezza dei cristalli che portavi, i tuoi turbolenti movimenti a mulinello, la tua improvvisa scivolosità e...quel nebbioso, spaventoso pallore del tuo viso...... che la tua valanga di atona melma senza colore, suono e sapore ti scivolò dalle mani e ci avvolse nel più profondo silenzio. Il gioco freddo della follia ha lasciato una coltre bianca.
sabato 9 gennaio 2010
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Se non mi avessi detto che parli dell'inverno non lo avrei indovinato.
RispondiEliminaComunque è un bellissimo quadro, complimenti.
Roldano