STANOTTE
Sono qui nel mio letto. Guardo la luna alta e, sotto, le sagome degli alberi stagliarsi contro il cielo scuro. Sottofondo, dal grande parco, la voce delle cicale arriva, nonostante il rumore di giovani voci adulte sulle panchine dell’angolo riservato ai bimbi. Disturba gli occhi, che però osservano oltre, la cordicella della zanzariera che penzolante dondola appena sospinta dalla lieve brezza notturna. Mi culla il leggero toccarsi di lune e soli nello scacciapensieri appeso al lampadario.
Tornano così le immagini i suoni e i sapori di oggi. La gran pace nel bosco e sopra a tutto il falco lassù.... ero così piccola in quel momento, così piccola e fragile, se pur nascosta sotto le fronde, come preda facile per lui che, regale e maestoso, girava in tondo.
Ecco, finalmente ascolto tutta intera nel silenzio la voce della natura intorno alla casa. Si è fermata la brezza e le voci han taciuto.
Guardo la luna lassù, e se tolgo gli occhiali diventa più grande e si avvicina. E' un mezzo disco. Pare, se ti fermi ad osservarla, si sporga da dietro una tenda, e, facendo capolino col suo viso paffuto e pacioso, sorrida appena augurandomi la buona notte. Pare sia lì per me......... pare mi guardi e si schermisca ritrosa a mostrarsi bianca e lucente ad illuminare la notte.
Dolcemente il sonno sta arrivando. Il frinire delle cicale ha ripreso a riempire l’aria in sottofondo, così come il dolce tintinnio dello scacciapensieri e le voci si son fatte riudire leggere basse e quasi lontane.
E' ora di chiudere gli occhi. Anche la luna ormai se ne sta andando. Continua la sua passeggiata notturna, uscendo dal riquadro della mia finestra. Non è più per me, ormai. Ha cessato di parlarmi. Dalla pece del cielo solo un triangolino bianco lassù ancora mi fa l'occhiolino. Sorride biricchina e mi saluta.
E’, stanotte, la notte del primo giorno di agosto.
Roberta, 02 agosto 2010.
lunedì 2 agosto 2010
lunedì 12 aprile 2010
Filastrocca Paesana
In un paese non molto lontano
che di nome faceva Solignano
un giorno arrivò un grosso capitano.
Portava con se un bellissimo fagiano,
africano.
Aveva anche un grande pellicano,
indiano
e sulla spalla un elegante germano,
egiziano.
Atterò subito dopo un furioso uragano
in una pista tutta piena di pantano
con un enorme aeroplano
carico zeppo di grano.
Scese lentamente piano piano
stretto in una mano
aveva un melograno,
italiano
e nell’altra un banano,
nano.
Stanco, si sedette su un divano,
malsano
in compagnia di un ortolano,
paesano.
Passava di lì per caso altro villano,
di genere umano
che gli propose di mangiare parmigiano reggiano,
con zafferano.
Ma invano.
Ah! dimenticavo, mi chiamo Roldano.
che di nome faceva Solignano
un giorno arrivò un grosso capitano.
Portava con se un bellissimo fagiano,
africano.
Aveva anche un grande pellicano,
indiano
e sulla spalla un elegante germano,
egiziano.
Atterò subito dopo un furioso uragano
in una pista tutta piena di pantano
con un enorme aeroplano
carico zeppo di grano.
Scese lentamente piano piano
stretto in una mano
aveva un melograno,
italiano
e nell’altra un banano,
nano.
Stanco, si sedette su un divano,
malsano
in compagnia di un ortolano,
paesano.
Passava di lì per caso altro villano,
di genere umano
che gli propose di mangiare parmigiano reggiano,
con zafferano.
Ma invano.
Ah! dimenticavo, mi chiamo Roldano.
mercoledì 17 marzo 2010
la poesia di Roberta mi ha fatto venire in mente un libro che ho appena terminato, "Il peso della farfalla" di Erri De Luca.
C'è un passo che parla del ragno , in cui viene descritto come il cacciatore migliore.
Riporto il passo:
" La canna del fucile aveva raccolto fili di ragnatele nei passaggi. Li lasciò stare, erano buon augurio, opera del più grande cacciatore del mondo, che disegna trappole nell'aria per catturare ali. Il ragno era un collega. Nella sua stanza c'erano stesi i fili delle ragnatele intorno alla finestra. Al sole luccicavano per impigliare i voli. I ragni fissano reti con un centro e aspettano. Le prede vanno a loro. L'uomo doveva scalare per andare al centro delle prede. Il ragno era il più bravo cacciatore. Nella sua posizione ancora all'ombra, l'uomo vedeva luccicare al vento un filo di ragnatela fissata sulla canna del fucile."
venerdì 5 marzo 2010
Le mie parole
Le mie parole come fili
intrecciati
fra loro annodati
stracci
le mie parole in fila
invischiate nei concetti
lettere collegate
rete di ragno
lettere unite
le mie parole sensate
abusate.
Roberta 17 gen 2010
intrecciati
fra loro annodati
stracci
le mie parole in fila
invischiate nei concetti
lettere collegate
rete di ragno
lettere unite
le mie parole sensate
abusate.
Roberta 17 gen 2010
giovedì 18 febbraio 2010
Ora
ora
adesso
qui
mi addosso
ora.
Roberta 03/02/2010
Ecco, è così che è nato. Te lo rimando,
questa è la giusta versione. Robbi
adesso
qui
mi addosso
ora.
Roberta 03/02/2010
Ecco, è così che è nato. Te lo rimando,
questa è la giusta versione. Robbi
Le mie parole
Le mie parole come fili
intrecciati
fra loro annodati
stracci
le mie parole in fila
invischiate nei concetti
lettere collegate
rete di ragno
lettere unite
le mie parole sensate
abusate.
Roberta 17 gen 2010
intrecciati
fra loro annodati
stracci
le mie parole in fila
invischiate nei concetti
lettere collegate
rete di ragno
lettere unite
le mie parole sensate
abusate.
Roberta 17 gen 2010
mercoledì 3 febbraio 2010
lunedì 1 febbraio 2010
Andare
Se un giorno dovessi andarmene dal mio paese
cosa porterei con me?
Riuscirei a cambiare completamente?
Quanto mi costerebbe cambiare?
Perché allora non accetto chi se ne è andato
e ha dovuto lasciare tutto?
Forse perché non ci ho pensato prima?
Roldano 13 gennaio 2010
cosa porterei con me?
Riuscirei a cambiare completamente?
Quanto mi costerebbe cambiare?
Perché allora non accetto chi se ne è andato
e ha dovuto lasciare tutto?
Forse perché non ci ho pensato prima?
Roldano 13 gennaio 2010
domenica 17 gennaio 2010
parole di pensieri
Il profumo di grafite
Scendeva sorridente le scale scivolose di brina, lasciando sempre più' in alto i tetti freschi dal colore azzurrino. Aghi pungenti tra i capelli al vento riportavano al giorno che stava per nascere.
Il peso, sulla spalla destra, di parole e di sensi ancora incartati dal desiderio del nuovo, premeva a terra sulle scarpe bagnate.
Sentiva quel suono di voci già sveglie, che tanto dicevano e poco tacevano e, forse, tutt'oggi ridevano.
Salutò con ripetuta casualità quel berretto assurdo che a quell'ora dava colore al silenzio innevato.
Percorreva ancora trecento passi tremolanti, il cielo più luminoso e chiaro era freddo di orizzonte notturno.
In fondo alla via, poche auto sfilavano piano, con la saggezza di chi, certo e costante, non gioca col tempo.
E svoltava verso i sapori mattutini dei pani fumanti e sentiva ancora le grida che si rincorrevano coi profumi in mano, consapevoli del tempo veloce e del piacevole gioco.
E salutò nella fredda mattina il cane pastore che cresceva e non comprendeva il peso sulla spalla destra che, carico di suoni e sospesi, affrettava il cammino.
Saliva sorridente le scale scivolose di brina.
Le pareti calde e il profumo di grafite attendono le voci che finalmente alleggeriscono il peso.
Buona settimana!
Il peso, sulla spalla destra, di parole e di sensi ancora incartati dal desiderio del nuovo, premeva a terra sulle scarpe bagnate.
Sentiva quel suono di voci già sveglie, che tanto dicevano e poco tacevano e, forse, tutt'oggi ridevano.
Salutò con ripetuta casualità quel berretto assurdo che a quell'ora dava colore al silenzio innevato.
Percorreva ancora trecento passi tremolanti, il cielo più luminoso e chiaro era freddo di orizzonte notturno.
In fondo alla via, poche auto sfilavano piano, con la saggezza di chi, certo e costante, non gioca col tempo.
E svoltava verso i sapori mattutini dei pani fumanti e sentiva ancora le grida che si rincorrevano coi profumi in mano, consapevoli del tempo veloce e del piacevole gioco.
E salutò nella fredda mattina il cane pastore che cresceva e non comprendeva il peso sulla spalla destra che, carico di suoni e sospesi, affrettava il cammino.
Saliva sorridente le scale scivolose di brina.
Le pareti calde e il profumo di grafite attendono le voci che finalmente alleggeriscono il peso.
Buona settimana!
venerdì 15 gennaio 2010
ciao a tutti
ciao a tutti
entro di soppiatto
e in silenzio mi adatto
ai termini del contratto
per avere un contatto
la sveglia stamattina
al solito biricchina
trilla sulla comodina
piccolina piccolina
buona giornata infine
il caffè nelle tazzine
sorrette dalle manine
risveglia le personcine.
Roberta
entro di soppiatto
e in silenzio mi adatto
ai termini del contratto
per avere un contatto
la sveglia stamattina
al solito biricchina
trilla sulla comodina
piccolina piccolina
buona giornata infine
il caffè nelle tazzine
sorrette dalle manine
risveglia le personcine.
Roberta
martedì 12 gennaio 2010
Alienazione
Alienazione
Solita ora
Soliti gesti
Soliti passi
Soliti riti
Solita strada
Soliti tempi
Solite facce
Soliti odori
Soliti suoni
Solite mura
Solite porte
Solite cose
Solite luci
Solito posto
Solite parole
Solite frasi
E la solita voglia di cambiare tutto.
Roldano 6/12/06
Solita ora
Soliti gesti
Soliti passi
Soliti riti
Solita strada
Soliti tempi
Solite facce
Soliti odori
Soliti suoni
Solite mura
Solite porte
Solite cose
Solite luci
Solito posto
Solite parole
Solite frasi
E la solita voglia di cambiare tutto.
Roldano 6/12/06
lunedì 11 gennaio 2010
Al Noon Dialàt Sùmgnanees
Al Noon (dialàt Sùmgnanees)
A ghèra na voolta un noon
c’àn n’era gnànc ancàra un noon.
Al steeva pàr dvintèrel,
l’era in ateesa e l’era emozionee.
So fiòla l’era in steet
e l’an saviiva briisa s’l’era un maasc o na fàmna.
Tot ig given
et ghèè la pànza a punta, lè una fàmna,
et ghèè la pànza rutònda, lè ed sicur un maasc.
Al noon al li lasèva diir,
lò l’era sicuur ed cùsa l’era
mo an n’al giiva a nisuun.
Par al noon, cla fòsa una fàmna
o cal fòsa un maasc,
l’era sool un èter eser umaan,
chèrna ed la soo chèrna.
Il Nonno Dialetto Solignanese
C’era una volta un nonno
che non era ancora un nonno.
Stava per diventarlo,
era in attesa ed era emozionato.
Sua figlia era incinta
e non sapeva se era un maschio o una femmina.
Tutti le dicevano
hai la pancia a punta, è una femmina,
hai la pancia tonda, è di sicuro un maschio.
Il nonno li lasciava dire,
lui era sicuro di cos’era
ma non lo diceva a nessuno.
Per il nonno, che fosse una femmina
o che fosse un maschio,
era soltanto un altro essere umano,
carne della sua carne.
Roldano 11/01/2010
A ghèra na voolta un noon
c’àn n’era gnànc ancàra un noon.
Al steeva pàr dvintèrel,
l’era in ateesa e l’era emozionee.
So fiòla l’era in steet
e l’an saviiva briisa s’l’era un maasc o na fàmna.
Tot ig given
et ghèè la pànza a punta, lè una fàmna,
et ghèè la pànza rutònda, lè ed sicur un maasc.
Al noon al li lasèva diir,
lò l’era sicuur ed cùsa l’era
mo an n’al giiva a nisuun.
Par al noon, cla fòsa una fàmna
o cal fòsa un maasc,
l’era sool un èter eser umaan,
chèrna ed la soo chèrna.
Il Nonno Dialetto Solignanese
C’era una volta un nonno
che non era ancora un nonno.
Stava per diventarlo,
era in attesa ed era emozionato.
Sua figlia era incinta
e non sapeva se era un maschio o una femmina.
Tutti le dicevano
hai la pancia a punta, è una femmina,
hai la pancia tonda, è di sicuro un maschio.
Il nonno li lasciava dire,
lui era sicuro di cos’era
ma non lo diceva a nessuno.
Per il nonno, che fosse una femmina
o che fosse un maschio,
era soltanto un altro essere umano,
carne della sua carne.
Roldano 11/01/2010
sabato 9 gennaio 2010
Una ricetta per il nuovo anno
Neve alle arance
Ingredienti:
un pugno di neve,
un succo d’arancia,
un cucchiaino di zucchero,
un pizzico di sale.
Spremete le arance e zuccheratele, unite il sale e la neve.
Mescolate velocemente e servite subito.
Buon anno innevato!
Ingredienti:
un pugno di neve,
un succo d’arancia,
un cucchiaino di zucchero,
un pizzico di sale.
Spremete le arance e zuccheratele, unite il sale e la neve.
Mescolate velocemente e servite subito.
Buon anno innevato!
che freddo!
Gioco pericoloso
Regolarmente tornavi a casa, col tuo fardello di lavoro in mente, ti avvicinavi a chiunque incontravi e, col solo tuo sguardo protettivo e pungente, avvertivi ognuno della tua presenza. Erano i giorni delle passeggiate nei viali del parco: le foglie più gelate che secche scricchiolavano frizzanti, si sentiva la tua vitalità nel colore della natura. Ognuno era pronto per accoglierti fino ai più profondi sentimenti dell'anima. Chi ti attendeva davanti al tepore del camino ove era stato acceso per l'occasione il ceppo più stagionato, chi indossava l'abito nuovo preparato da giorni per l'attesa occasione, chi pensava alle brevi giornate sugli sci di fianco a te, chi ancora anticipava le lunghe sere di raccoglimento, davanti al miglior brodo di Natale.
Fu in questa attesa che conoscemmo i tuoi amari progetti, da tempo tramati.
Una sera per meravigliare i nostri occhi del tuo grigio più profondo, preso dalla tua gelida ingordigia, dalla tua mania di grandezza, dal tuo folle gioco di meravigliare tutti con la tua freddezza, la lucentezza dei cristalli che portavi, i tuoi turbolenti movimenti a mulinello, la tua improvvisa scivolosità e...quel nebbioso, spaventoso pallore del tuo viso...... che la tua valanga di atona melma senza colore, suono e sapore ti scivolò dalle mani e ci avvolse nel più profondo silenzio. Il gioco freddo della follia ha lasciato una coltre bianca.
Regolarmente tornavi a casa, col tuo fardello di lavoro in mente, ti avvicinavi a chiunque incontravi e, col solo tuo sguardo protettivo e pungente, avvertivi ognuno della tua presenza. Erano i giorni delle passeggiate nei viali del parco: le foglie più gelate che secche scricchiolavano frizzanti, si sentiva la tua vitalità nel colore della natura. Ognuno era pronto per accoglierti fino ai più profondi sentimenti dell'anima. Chi ti attendeva davanti al tepore del camino ove era stato acceso per l'occasione il ceppo più stagionato, chi indossava l'abito nuovo preparato da giorni per l'attesa occasione, chi pensava alle brevi giornate sugli sci di fianco a te, chi ancora anticipava le lunghe sere di raccoglimento, davanti al miglior brodo di Natale.
Fu in questa attesa che conoscemmo i tuoi amari progetti, da tempo tramati.
Una sera per meravigliare i nostri occhi del tuo grigio più profondo, preso dalla tua gelida ingordigia, dalla tua mania di grandezza, dal tuo folle gioco di meravigliare tutti con la tua freddezza, la lucentezza dei cristalli che portavi, i tuoi turbolenti movimenti a mulinello, la tua improvvisa scivolosità e...quel nebbioso, spaventoso pallore del tuo viso...... che la tua valanga di atona melma senza colore, suono e sapore ti scivolò dalle mani e ci avvolse nel più profondo silenzio. Il gioco freddo della follia ha lasciato una coltre bianca.
venerdì 8 gennaio 2010
Gennaio 2010
La neve cade e si scioglie, lentamente, in piccoli rivoli. Qualche mucchietto rimane, vicino ai muretti, nei luoghi più riparati dal sole, a ricordo dell'abbondanza natalizia.Così i nostri risparmi si dileguano fino a prosciugarsi tra un'imposta e l'altra , tra l'Assicurazione RCA e il Bollo della Rai TV, tra il Decoder per il digitale terrestre e l'autobus per i figli che vanno a scuola.
Si centellinano i resti delle tredicesime ( per i fortunati che le hanno ricevute), mentre a Dubai si inaugura il grattacielo più alto del mondo e a Messina si sogna il ponte sullo stretto, nonostante le alluvioni e le frane continuino a sconvolgere il nostro territorio.
Ma, si sa, noi Italiani siamo un popolo di sognatori. Ci piace sognare e sperare che le cose migliorino. Magari da sole o aiutate da piccoli, ma corposi miracoli. Così come si scioglie e si torna a solidificare il sangue di San Gennaro, si possono ricostituire i fondi pubblici liquefatti in opere e servizi mai conclusi, i finanziamenti devoluti a enti privati o imprese fantomatiche che hanno sbattuto fuori dalla porta centinaia di posti di lavoro. Chissà, magari rientreranno dalla finestra come gli spiriti del vecchio Scrooge a suggerirci che il futuro è anche nelle nostre mani e che c'è qualcuno che ha il coraggio di esserci, di rimanere, non come fantasma, bensì come persona.
Mi riferisco al caso citato da Mimmo Gangemi su "La Stampa" del 7 Gennaio, di un imprenditore del sud, che dopo aver denunciato 48 persone per estorsione, si ritrova senza appalti nel nostro paese nonostante offra materiale gratuito e sogni di realizzare almeno un chilometro della Salerno- Reggio-Calabria. Invece lavora all'estero e suo figlio vive sotto scorta come tutta la famiglia.
Ma, bando alle malinconie!
Sono arrivati i saldi di Gennaio e, visto che non ci sono materie importanti da approfondire, i telegiornali a tutte le ore ci spiegano molto utilmente come dobbiamo comportarci di fronte ai cartellini con i prezzi scontati, come captare le vere occasioni, come individuare i possibili imbroglitra un 5% e un 20%, poichè in Italia gli imbrogli sono sempre possibili, soprattutto nei momenti dei saldi, in periodo di crisi.
C'è che giura di avere visto il saldo anche sul vaccino contro l'influenza A , data la quantità delle rimanenze.
Ebbene, faremo la fila davanti alle casse per qualche paio di scarpe o cappotti, magari dell'anno scorso; faremo la fila per passare davanti ai Body-scanner che verranno installati dovunque.
Molti faranno la fila all'ufficio di collocamento, altri (speriamo pochi) alle mense di beneficenza.
Mi auguro, infine, che nel 2010, ci saranno tante file anche per partecipare al rafforzamento di questa nostra preziosa e fragile democrazia affinchè non si sciolga come la neve, ma venga sempre sostenuta e difesa come il più bello dei miracoli umani.
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